Non avevo ancora sedici anni e mi portarono in vikingonia. Quelli che c'erano già stati o che ci andavano di già e chè erano contornati dalle ragazze, erano tutti morì con i riccioli. Bei ragazzi atletici. Chi giocava a pallone anche in squadre importanti, vestiti con abiti firmati alla moda. Gli occhiali da sole ultimo modello e via così. Chi avrebbe mai guardato un ragazzo un po' cicciottello con la pelle chiara e con i riccioli ma castano? Nessuno. E infatti andò così per un gran numero di giorni. Poi successe qualcosa. Eravamo a ballare ad una festa ed una ragazza che era lì chiesi: "Would you like to dance?" E lei annuì.
Era una pulzella a cui aveva messo gli occhi su, un tipo a cui non si poteva dire niente. Spesso le ragazze le avevano già conosciute qua per ragioni e motivi che non dirò ma visto che nessuno dei fighi aveva mai avuto il tempo di imparare l'inglese, avevo scritto ad ognuna di loro delle belle lettere innamorate. Ovviamente pensandomi al posto loro così come avrei fatto io se avessi avuto mezza chance. Se!
Ero talmente organizzato che avevo una cartellina con la carta da lettere diversa per ognuna, compratami è portatami dai singoli. Ebbene, quella sera mi trovai leggermente impacciato vista la situazione ma i lenti arrivarono nonostante tutto e lei non si tirò indietro.
La accarezzai dolcemente le dissi poche parole di apprezzamento e tutt'ad un tratto mi trovai con la lingua in bocca. "Cazzo, ho quindici ami e questa ne ha più di diciannove. Che ci faccio io qui? Ha un tipo di ventuno che le fa la corte, che gli dico e che mi inventò!!!???"
Puro panico abilmente mascherato.
Passammo la serata assieme e a tarda notte o mattina presto che dir si voglia, riaccompagnai a casa spingendo la bici. La fermai prima di arrivare e le riassettai i vestiti scomposti e lei mi disse: "Domani torno per te".
"Gulp!" Bocca secca e impossibilità di deglutire.
Quella stessa notte ebbi la mia punizione per aver messo le mani e qualcos'altro sopra una ragazza a cui non si sarebbe dovuto rivolgere parola.
Il giorno dopo arrivò portata da papà in auto. Tutte cose per noi italiani erano semplicemente "fuori di testa". Per farla breve stavamo poi tutti assieme a chiacchiera seduti sulle scale e la "V" tra le mie gambe sullo scalino di sotto. Non mi ricordo i nomi di tutti ma mi ricordo di una che poi ho reincontrato e rivisto in modo molto intimo e dolce. Non ricordo nemmeno come andò il discorso ma ricordo il suo sguardo. Tina si avvicinò a me e mi disse in un orecchio: "Devo parlarti, subito".
"Che succede?" risposi.
Mi afferrò per un polso trascinandomi in un lato della stanza e a voce alta davanti a tutte le altre ragazze proseguì: "Sei... sei tu che scrivi."
"Sì, " cercando di stopparla, "sono io, lo sanno tutti."
"Non Luca, tu scrivi quello che tu senti e pensi, non è farina del loro sacco".
Cercai di svincolare, di riaffermare che ero solo un traduttore ma mi tirò via e continuò: "È il tuo modo di parlare che ti tradisce, sei tu" e non potei più negare.
Quella sera successe "il miracolo nell'ottava strada". Avevo tutti gli occhi addosso e ognuna cercava di parlare con me. Fu come se i "fighi" fossero semplicemente scomparsi. In un attimo il fisico atletico, ipantaloni di Fiorucci e la cintura di Armani non erano più niente. Pufff!
Quei giorni furono bellissimi e strani. Vedere tante belle ragazze inteezzate alle persone e non all'apparenza fu la prima inaspettata, impagabile sorpresa. Capisco che è difficile da far passare ma si sente forte sulla pelle quando praticamente nessuno ti filava e poi c'era una specie di gara a conoscerti. Non tanto fuori che quello e beh, si vede ma le domande e come tu rispondi e gli sguardi che cercano di entrarti dentro per capire chi sei, eccome se li senti. Sono stoccate a cui è difficile resistere.
L'ultima sera che ci vedemmo con V e la portai alla fermata del bus 22:27, precisi come un orologio, si levò l'anello d'argento dal dito, mi sgancio la catenina dal collo e li lo mise. Mi guardò negli occhi e mi disse: "Qualsiasi cosa succeda, non dimenticarmi mai" e ci baciammo. L'ultimo, dolce infinito sotto un cielo nero pieno di stelle.
Non l'ho mai più rivista ma ho rivisto Tina, dolcissima, perversa, meravigliosa donna. In vikingonia si chiamano tutte o quasi con gli stessi nomi: Tina, Anne, Anne-lise, Lise-Lotte, Mette, Pie, Lise. Ogni tanto esce qualche nome strano come Luna ed era bella come il nostro satellite.
Ve la ricordate la filastrocca "Caramba"?
...
"Ma non può dimenticare il brigante la sua bella,
Gli occhi suoi color del mare, la sua bocca tanto bella".
Ecco. Tina li aveva di quel colore, azzurro acquamarina mentre V., marroni come i miei.
Così ogni volta che tornavo a casa qui dovevo confrontarmi con le modaiole, quelle che seguono i "miti" o gli stereotipi e non le persone. Quelle che se gli fa comodo ti dicono ti amo e non è vero o hanno bisogno della "firma". Se vanno di moda i mastri, il top. Se vanno di moda i daddy, il top. Semplicemente perché fa figo. Io devo dimenticare quindi ho cancellato la domenica da quello che leggete e vedete ma sul mio blog ci sono ancora i cuori, le belle parole, le promesse, i giuramenti, tutto quando fa inganno e ipocrisia di quelle tre o quattro che andrebbero incoronate come le regine della falsità e della superficialità.
Andare in vikingonia era come vivere due vite parallele e diametralmente diverse. Li le file ordinate, qui il caos. Li i servizi che funzionano, qui non funzionava un cazzo. Ogni mondo ha i sui problemi ed il paradiso non esiste ma porca miseria c'è una differenza totale tra essere valutato e seguito per chi appari e per quello che sei. Psss. Non è solo la vikingonia, gli Usa, il Canada, la Germania etc., etc..
Così rileggetevi "la ragazza ed il drago". Era un'altra Tina ma se voleva il fisico e la notorietà, probabilmente avrebbe seguito ad uscire con il primo ballerino dell'opera reale, piuttosto che impegnarsi con un "coglione" come me che stava a 1750 km di distanza. Eppure, "Nessun amore più grande". VERO per Dio, non come queste "cose" che hanno bazzicato qui. No, non basta essere troia, curiosa, sbocca, disposta a tutto o quasi. Bisogna essere donna ed avere la coscienza che esci con un uomo e devi portargli lo stesso rispetto che chiedi per te. Non c'è ne frega se sei single, sposat*, fidanzat*, divorziat*, vedov* o liber* uccellin*.
È un semplice discorso di principi e su quelli non si discute. Perché qua invece è pieno di gente che seguita a credere che se te la da, abbia il diritto di fare come cazzo gli pare o se invece è un uomo, di poter passare da una pulzella all'altra come se fossero birilli.
Il resto, tra qualche giorno. :)