Cerca nel sito per parole chiave: inserisci argomento e cerca

sabato 2 luglio 2016

La splendida virtù

Questo è un altro post che ho ritrovato e che non ho mai finito. Bozza del:2012-04-18T10:32:00 :)
Oggi lo finisco, senza nessuna pretesa. Solo cose e pensieri che mi piacciono.
Da JapanCoolture.com
Verso la fine pagina ci sono due links sotto la foto del Ryoan-ji.








































































Ryoan-ji
Descrizione




















Sai icchè? Lo riposto. Ridotti ad una cosa 05/03/13 11:59


E' possibile che si riduca tutto a culo, fica, frusta, troia, porco, sbattimi e succhiamelo e che cortesia, dialogo e "umanità" siano così distanti dal modo di pensare di tante persone?
Sono io quello "sbagliato" o c'è qualcosa che non va in questo modo così superficiale e talmente asettico da risultare disgustoso ai miei occhi?

Un amico poco tempo fa mi fece notare come "cortesia" sia l'essenza del Giappone ed ovviamente, visto che non smetto mai di imparare, mi domando il perché di tutta questa ostentatezza quasi maniacale con un modo di fare che funziona esattamente all'incontrario del nostro. Così ho trovato on line questo piccolo racconto sulla cortesia in un blog di un italiano che ha deciso di vivere in quel paese.
Ecco il pezzo.

"Per la serie “brevi pillole”, quest’oggi parlo di cortesia giapponese. Argomento spinoso e contorto, che sicuramente non sono nemmeno in grado di affrontare, ma che nasconde un mondo di cui probabilmente si può anche evitare di sospettare l’esistenza. In pratica, tutta la cultura giapponese è centrata sul far sentire l’altro a proprio agio, eseguirne le volontà ed evitare l’imbarazzo, e da questi punti fondamentali si sviluppano una serie di comportamenti che potrebbero sembrare astrusi, ma che hanno una loro (perversa) logica dietro.
Esempio pratico: le porte dell’ascensore si stanno chiudendo, si intravede una signora che sta correndo verso l’ascensore, premo il tasto per evitare che si chiudano e la signora entra. Adesso arriva il quesito: cosa dirà la signora?

Io pensavo che potesse dire “arigatò” (cioè, grazie), ma ha in effetti detto “sumimasen” (cioè, scusa), ovviamente inchinandosi per esprimere il suo dispiacere. Dunque, al posto di ringraziarmi perché mi ero “sforzato”, ha preferito esprimere le sue scuse per avermi “costretto” a questo atto di cortesia verso di lei con il suo comportamento. Il che, a pensarci bene, è sì raffinato ma anche, in un certo senso, meno immediato, e richiede un po’di adattamento…

Ecco, io ho sempre pensato di avere un tipo di sensibilità giapponese per questo tipo di cose, ma ora vedo che ho ancora molto imparare…! Trovo affascinanti i mille piccoli accorgimenti che i giapponesi adottano come conseguenza naturale della loro filosofia di vita, come ad esempio il momento della consegna del resto (otsuri) nei negozi “tradizionali” (ad esempio, le catene commerciali di stile occidentale non lo adottano). La cassiera (o il cassiere, ma vedo che, a giudicare dalle proporzioni, qui è considerato come un lavoro da donne), prima di consegnarlo, conta le banconote che le hai dato ad alta voce, dicendoti quanto “ha ricevuto” (usando tra l’altro un verbo che vuol dire “ricevere dall’alto”, e che si usa per le grazie divine e cose del genere); poi ti annuncia ad alta voce il resto; poi conta il resto davanti ad i tuoi occhi ed infine, momento clou, mette il resto su un vassoietto (generalmente di lacca o di pelle) molto elegante e te lo porge inchinandosi. Ho chiesto alla mia “guida spirituale” di questo e lui mi ha detto “In fondo, il resto che il commerciante ti porge appartiene già a te, ed è nelle ‘mani sbagliate’; dunque, il minimo che possa fare per restituirti quanto ti spetta e possiede in maniera indebita è di porgertelo con il massimo del rispetto”. Inutile dire che non arrivo a queste sottigliezze.
Insomma, penso che questo non sia l’ultimo post sulla cortesia che scrivo, visto che ci sono spunti in abbondanza! Quindi, prima o poi, un altro ne capiterà, sempre se questo primo vi è piaciuto…
Mata ne!"

Ma c'è altro, da un'altra parte, un italiano che vive a Fukuoka che fa questa riflessione: "In Giappone e a contatto con i giapponesi ho capito che noi italiani non siamo più abituati alla “cortesia”, ad utilizzare con naturalezza, senza sentirci in qualche modo prostrati, parole come “grazie” o “scusa”. Tutto ciò non e’ per i giapponesi, come spesso si insinua in Occidente, soltanto una serie di formule vuote e di cortesia; sono invece strumenti “vivi”, desiderio “normale” e comune di un quieto vivere, di un’armonia spontanea, di un più facile e meno traumatico relazionarsi con l’altro da sé."


E questo mi torna. S'è perso l'anima delle cose e la bellezza di una relazione prima di conoscenza, poi di esplorazione ed infine anche di complicità che non necessariamente deve sfogare in un rapporto di sesso. Il piacere nasce dalle piccole cose, l'interesse per il dettaglio ed allora guardando in grande, troveremo il mondo più affascinante di come ci sembra a prima vista. Qualcuno potrà obbiettare che ho preso dei pezzi che mi sostengano e che sicuramente sono di parte e forse è pure così, ma rimane il fatto che qualcuno ci ha chiamati: "sapiens" e che alla fine significa solamente, sapiente, erudito, che conosce la ragione delle cose. Basta perché sia "uomo"?

Dotto ed erudito è anche un pc opportunamente istruito. Basta la conoscenza tecnica perché sia "homo sapiens"? Non credo proprio.

Allora il mascherarsi dietro ai silenzi, l'evitare il dialogo, il piacere dell'approfondimento e la socializzazione riducendo il tutto ad un mascherarsi dietro ad un bel corpo, ad una bella lingerie, alla spersonalizzazione di se attraverso un blog, un profilo di fb farlocco, un "quel che vi pare" che si può attuare in rete, basta a rendere fattibile una "storia"?
Per me è solo timore di se, di non sapersi relazionarsi che basta solamente un sono una troia, mi piace prenderlo nel culo, sono decisa, sono "spinta" e pure tanto manca di quella sostanza che ripeto, si chiama empatia. Il che non confondersi come ha fatto qualcuna, con la capacità di emozionarsi. L'empatia è decisamente qualcos'altro e che ci fa discernere spesso tra il bene ed il male, che rende possibile capire gli altri ed allo stesso modo, non trincerarsi dietro quello che è solo egoismo e semplicità sentimentale. Mi viene in mente quel prefetto donna di cui non ricordo il nome che fingeva di piangere sulle macerie del terremoto.



Ecco.

venerdì 1 luglio 2016

Simboli per praticanti cretini

Secondo post oggi per via di una novità.
C'è un nuovo simbolismo che gli amanti dei simbolismi si affretteranno subito ad adottare.
Eccolo qua.

Mi raccomando, quando comincerete a metterlo sui vostri profili, non dimenticate il prezzo che il mercato delle vacche si sta digitalizzando. Sinceramente mi piacerebbe che chi ha fatto sta cosa ci mettesse nome e cognome. Chissà che non gli diano un premio.

bushi - do / shotokan / sensei e spiritualità.

La via del guerriero. principi fondamentali di miglioramento interiore.

義, Gi: Onestà e Giustizia
Sii scrupolosamente onesto nei rapporti con gli altri, credi nella giustizia che proviene non dalle altre persone ma da te stesso. Il vero Samurai non ha incertezze sulla questione dell'onestà e della giustizia. Vi è solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
勇, Yu: Eroico Coraggio
Elevati al di sopra delle masse che hanno paura di agire, nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere. Un Samurai deve possedere un eroico coraggio, ciò è assolutamente rischioso e pericoloso, ciò significa vivere in modo completo, pieno, meraviglioso. L'eroico coraggio non è cieco ma intelligente e forte.
仁, Jin: Compassione
L'intenso addestramento rende il samurai svelto e forte. È diverso dagli altri, egli acquisisce un potere che deve essere utilizzato per il bene comune. Possiede compassione, coglie ogni opportunità di essere d'aiuto ai propri simili e se l'opportunità non si presenta egli fa di tutto per trovarne una.
礼, Rei: Gentile Cortesia
I Samurai non hanno motivi per comportarsi in maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la propria forza. Un Samurai è gentile anche con i nemici. Senza tale dimostrazione di rispetto esteriore un uomo è poco più di un animale. Il Samurai è rispettato non solo per la sua forza in battaglia ma anche per come interagisce con gli altri uomini.
誠, Makoto o 信, Shin: Completa Sincerità
Quando un Samurai esprime l'intenzione di compiere un'azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l'intenzione espressa. Egli non ha bisogno né di "dare la parola" né di promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa.
名誉, Meiyo: Onore
Vi è un solo giudice dell'onore del Samurai: lui stesso. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso.
忠義, Chugi: Dovere e Lealtà


Shotokan karate-do

la via della lotta a mani nude. nata nell'isola di okinawa quando ancora non era giapponese modificando ed ampliando tecniche di monaci shaolin da cui nacque prima il te-do.
Te mani
Do: via, percorso, strada, prima spirituale.
Kara: vuoto.
Nota: il senso del vuoto ha un enorme significato nei principi zen e nella via del karate-do. Un grande maestro diceva: un vaso è un vaso ma il senso del vaso è il vuoto all'interno del vaso. una ruota è tale per il vuoto al centro della ruota ed una casa è tale perché all'interno delle mura c'è un vuoto da riempire. Il senso spirituale traspare. Per raggiungere se stessi bisogna prima riuscire a fare il vuoto dentro di noi. Il vuoto non è l'assenza del tutto anzi è l'opportunità perché venga riempito con qualcosa di nobile, con la giusta spiritualità ed armonia. questa è via, questo è do. questo è quello che un sensei deve ispirare a costruire.

Principipi fondamentali dello shotokan

Niju kun
Il Karate comincia e finisce con il saluto. (一、空手は礼に初まり礼に終ることを忘るな 。)
Il Karate è mai attaccare per primi (Karate ni sente nashi), (二、空手に先手無し。).
Il Karate è rettitudine, riconoscenza, perseguire la via della giustizia (三、空手は義の補け。).
Il Karate è prima di tutto capire se stessi e poi gli altri (四、先づ自己を知れ而して他を知れ。).
Nel Karate lo spirito viene prima; la tecnica è il fine ultimo (五、技術より心術。).
Il Karate è lealtà e spontaneità; sii sempre pronto a liberare la tua mente (六、心は放たん事を要す。).
Il Karate insegna che le avversità ci colpiscono quando si rinuncia (七、禍は懈怠に生ず。).
Il Karate non si vive solo nel dojo (八、道場のみの空手と思うな。).
Il Karate è per la vita (九、空手の修行は一生である。).
Lo spirito del Karate deve ispirare tutte le nostre azioni (十、凡ゆるものを空手化せ其処に妙味あり。).
Il Karate va tenuto vivo col fuoco dell'anima; è come l’acqua calda, necessita di calore costante o tornerà acqua fredda (十一、空手は湯の如く絶えず熱を与えざれば元の水に返る。).
Il Karate non è vincere, ma è l'idea di non perdere (十二、勝つ考えは持つな、負けぬ考えは必要。).
La vittoria giace nella tua abilità di saper distinguere i punti vulnerabili da quelli invulnerabili (十三、敵に因って転化せよ。).
Concentrazione e rilassamento devono trovare posto al momento giusto; muoviti e asseconda il tuo avversario (十四、戦は虚実の操縦如何にあり。).
Mani e piedi come spade (十五、人の手足を劔と思え。).
Pensare che tutto il mondo può esserti avversario (十六、男子門を出づれば百万の敵あり。).
La guardia ai principianti, la posizione naturale agli esperti (十七、構えは初心者に、あとは自然体。).
Il kata è perfezione dello stile, la sua applicazione è altra cosa (十八、型は正しく、実戦は別もの。).
Come l'arco, il praticante deve usare contrazione, espansione, velocità ed analogamente in armonia, rilassamento, concentrazione, lentezza (十九、力の強弱、体の伸縮、技の緩急を忘るな。).
Fai tendere lo spirito al livello più alto (二十、常に思念工夫せよ。).
Dojo kun
Hitotsu, Jinkaku Kansei ni Tsutomuru Koto - Prima di tutto, cerca di perfezionare il carattere
Hitotsu, Makoto no Michi o Mamoru Koto - Prima di tutto, percorri la via della sincerità
Hitotsu, Doryoku no Seishin o Yashinau Koto - Prima di tutto, rafforza instancabilmente lo spirito
Hitotsu, Reigi o Omonnzuru Koto - Prima di tutto, osserva un comportamento impeccabile
Hitotsu, Kekki no Yu o Imashimuru Koto - Prima di tutto, astieniti dalla violenza e acquisisci l'autocontrollo

Note aggiuntive su jutzu (arte, tecnica pura) e Do (via).

il kendo non si chiamava così anticamente  ma kenjutzu, così il ju (dolce) - jitzu, è diventato il ju-do e l'ai-ki-do. non è possibile affrontare un avversario (il pericolo) solo con la tecnica pura. senza spiritualità, senza la non mente, senza il vuoto ricostruito, senza rettitudine e disciplina siamo inevitabilmente destinati a perdere prima di tutto se stessi, poi il combattimento. Non mi sento francamente di scrivere qui un trattato sulla spiritualità, la tecnica, la disciplina, in altre parole la via ma solo indicarla nella speranza che ogni "allievo" trovi la sua per se stesso ed il giusto sensei.g