“L'amore autentico è sempre compassione; e ogni amore che non sia compassione è egoismo.” A. Schopenhauer
Una diceva spesso di essere masochista per "fatica" di fare, poi per un po' di sano egoismo che alla fine si è rivelato il più totale egoismo. Collegati a queste considerazioni, vengono le mie. Perché è facile così scrivere frasi d'amore così spinte e profonde e a faccia a faccia invece, una profonda difficoltà ad esprimerle mascherate da un non lo so fare pur affermando con forza di preferire di fare e non di parlare. Contraddizione in termini ed ennesimo filo comune che le porta a negare anche la profondità più volte espressa anche con messaggi e scritti, come se fossero cose e pensieri di qualcun altro. Io non negherò mai come nessun altra persona onesta con se stesso e con gli altri, di aver provato ed aver detto ed aver fatto. Non fino a negare così palesemente l'evidenza.
Vero, ci sono dei limiti umani in cui esprimersi e fare ordine diventano una seria difficoltà che deriva dal coinvolgimento. E' facile come si dice, "fare il finocchio con il culo degli altri", molto difficile trovare obbiettività per noi e trasformare in scritti coerenti da pensieri di per se stesso confusi anche perché pieni di altrettanti sentimenti forti. Questa ad esempio è stata la ragione per cui ho riscritto diverse pagine riaffrontando gli stessi argomenti con più "freddezza" anche se con la stessa determinazione. Cercherò a sto punto di imparare a riconoscerne i sintomi e di "testarli" prima di dare fiducia in carta bianca come mi è (purtroppo, viste poi le conseguenze), solito fare proprio perché considero tutte le persone come detenenti valori assoluti di individualità, sentimenti e con le stesse potenzialità positive.
Generalmente si tende ad associare la personalità narcisistica al sesso maschile, più che altro sulla base dei racconti delle molte donne che lamentano la freddezza e l'incostanza in amore dei loro partner. L'apparente maggiore frequenza di tratti narcisistici negli uomini si spiega proprio a partire dalla maggiore disponibilità del sesso femminile nel raccontare e denunciare le sofferenze patite all'interno delle relazioni di coppia.
E' infatti più raro incontrare, sia nella vita che in terapia, maschi disposti ad aprirsi rispetto a ciò che non va nel comportamento delle loro compagne.
Ma chi è la donna narcisista? Come si comporta in amore? Di solito si tratta di donne dotate di un certo fascino, fisicamente attraenti ed intellettualmente vivaci. Durante i primi tempi della relazione mostrano una spiccata sensibilità, sono capaci di slanci e di una generosità fuori dal comune. Appaiono estremamente coinvolgenti, anche grazie alle loro dichiarazioni d'amore appassionate e all'esaltazione delle qualità dell'amato. Il partner si sente così messo al centro del loro mondo, si percepisce riconosciuto, visto ed apprezzato nella sua unicità. Tutto ciò lo porta ad allentare rapidamente i freni inibitori, a lasciarsi andare ai sentimenti e ad una correlativa idealizzazione della donna.
I problemi nascono però dopo non molto tempo. Bruscamente, senza preavviso, il mondo in cui lui viveva come in un sogno va in frantumi. Improvvisamente tutte le qualità che la partner gli riconosceva non esistono più. Iniziano a piovere critiche, rimproveri che coinvolgono tutta la sua sfera personale: il lavoro, la famiglia di origine, gli amici, il modo di vestire, il carattere. La demolizione è totale. Dall'esaltazione senza riserve dei primi tempi si passa alla svalutazione più feroce. Questa tuttavia non esita in un'interruzione del rapporto bensì in una rivendicazione aggressiva finalizzata a far sentire l'altro profondamente inadeguato e dunque dipendente. Se seguirà i dettami della donna, il partner avrà forse la possibilità di non perderla, potrà continuare a godere il privilegio di averla accanto. Il ricatto del ritiro dell'affetto e del susseguente abbandono lo tiene avvinto in un regime soffocante e via via sempre più dittatoriale. Questo lo lascio ad altri, ovviamente.
Il narcisismo di questa tipologia di donne lo vediamo nella loro grandiosità, nel bisogno di ottenere ammirazione e riconoscimento, nella presunzione di possedere la verità. L' egocentrismo che le permea le porta a continue richieste di prove d'amore e a leggere in maniera distorta e pregiudizievole i comportamenti altrui. La mancanza di empatia impedisce loro di tenere in considerazione i reali bisogni dell'altro, che viene così disumanizzato e ridotto ad un mero strumento di gratificazione e supporto.
Di solito l' appiattimento del partner alle esigenze imperiose della compagna determina una tenuta del rapporto. C'è chi comanda e chi subisce e la relazione si tiene in piedi proprio su questa distribuzione malata di ruoli. Non mancano nemmeno liti sull'onda dell'esasperazione e abbandoni. Questi ultimi però non sono quasi mai definitivi perché seguono poi ricongiungimenti e riappacificazioni. Lui si costringe ad un "mea culpa" mentre lei generosamente gli consente una seconda possibilità, non venendo mai sfiorata dall'idea di una propria colpa.
Un uomo sufficientemente forte e sicuro di sé, se sulle prime può rimanere vittima di dinamiche simili non capendone a pieno la pericolosità, di solito dopo un tempo ragionevolmente breve trova il modo di sottrarvisi. Pur nella delusione e nella sofferenza della perdita non va incontro a sentimenti di disperazione ma mantiene un equilibrio e una sostanziale stima di sé.
La bambina crescerà così nel rapporto esclusivo, e più o meno simbiotico con la madre (mentre il maschio potrà fare riferimento a entrambi i genitori); e il rapporto con la madre, accompagnato alla frustrazione del desiderio di essere accettata anche nel mondo paterno. Resterà inevitabilmente connotato di caratteri regressivi, preedipici, narcistici. Tutto ciò comporta una situazione di dipendenza orale, caratterizzata dal bisogno di ricevere dall’esterno conferma e approvazione, di conformarsi alle aspettative, di adeguarsi alle regole della società, di farsi portatrice di valori stabiliti, e di trarre da questa subordinazione le sue ragioni di autostima e autocompiacimento narcisistico. Spesso questo desiderio regressivo, sentito come pericoloso
per l'Ego, viene negato o mascherato da difese di tipo intellettualistico, o fallico: abbiamo i comportamenti iperattivi, decisi, autonomi, efficienti, aggressivi, anticonformisti, ribelli. Il carattere difensivo di questi atteggiamenti risulta però chiaro dal fatto che essi sono troppo accentuati, troppo rigidi, troppo privi di gioia, di creatività, di Eros, per poter essere considerati genuine espressioni della personalità. Sono invece nient'altro che tentativi di reazione alla simbiosi con l'oggetto d'amore, e quindi all'annullamento di sé; d'altra parte questo « agire contro » è pur sempre un «agire in funzione di ». Quindi anche questo genere di difesa ci riporta al problema del narcisismo di base, della difficoltà a differenziarsi come individui autonomi; e la ribellione ha in questi casi la connotazione inconfondibile della sfida perdente. Questo narcisismo di base sarà a sua volta, come dicevamo. il terreno favorevole all'instaurarsi di una patologia difensiva di impronta masochistica.
Masochismo.
Quali sono le vicende della storia di un individuo, che provocano in lui il ricorso al masochismo?
Secondo Lówenstein il meccanismo della propiziazione dell'aggressore, palesemente presente in tutti i bambini. contiene in luce le possibilità di un futuro sviluppo masochistico. Va infatti tenuto presente che la struttura masochista si presenta con delle caratteristiche inizialmente adattanti; il bambino avverte inconsciamente che il comportamento masochista è un mezzo per placare i genitori, con i quali egli intrattiene nei primi anni di vita un rapporto di necessaria dipendenza e sottomissione, che rappresenta la possibilità stessa della sopravvivenza, anche quando l'atteggiamento dei genitori può essere negativo. La maggior parte degli autori sono quindi d'accordo sul fatto che una certa quantità di masochismo ha funzioni adattative, si presenta con le modalità di una richiesta d'affetto e rientra nei limiti della normalità. Si tratta poi di vedere a che punto l'interscambio masochistico genitori-bambino assume un'impronta patologica, non più al servizio dell'adattamento, ma di una deformazione del carattere.