Intervista rilasciata al settimanale "Gioia"
Martedì, 20 settembre 2011 13:03
Può essere pericoloso, o del tutto innocuo: dipende da come lo si fa. In un’intervista esclusiva a Gioia una “domina” molto nota nell’ambiente rivela le regole del gioco erotico che ha portato alla tragica fine della ragazza romana. Lei, che conosceva vittima e carnefice, consiglia “alle ventenni come Paola di aspettare”. E ai più maturi di sperimentare “con raziocinio e un po’ per volta. E alla fine viverla come un’esperienza sentimentale”
di Alessandra Di Pietro - Foto Zoe Vincenti
"Sì, ho conosciuto sia Paola che Soter", ammette pensosa Xandra, 37 anni, una “domina” molto nota nell’ambiente BDSM, acronimo che sta per Bondage, Dominazione, Sadismo/Sottomissione, Masochismo. È anche la sola animatrice di manettematte.org, la più grande community on line, coi suoi 35mila contatti, fonte attendibile di contenuti sadomaso.
Xandra allude a Paola Caputo, la ventiquattrenne leccese morta lo scorso 9 settembre durante un gioco erotico in un garage vicino Roma. E a Soter Mulè, l’uomo agli arresti domiciliari con l’accusa di omicidio colposo. Questa è una delle rarissime interviste che la domina milanese rilascia, la prima, e unica, su questa vicenda. Su cui ha molte cose da dire.
Perché ha deciso di parlare di questa storia solo ora?
Era il caso di tacere per rispetto: è morta una ragazza, un uomo si è rovinato la vita e un’altra persona sta ancora molto male. Ma, soprattutto, non nutro alcun interesse nel giustificare, promuovere o rendere accettabile il sadomaso.
Come spiega ciò che è accaduto dentro a quel garage?
Ciò che facevano quelle tre persone non si chiama né BDSM né bondage. È una bravata finita in tragedia. Per imperizia, incoscienza, leggerezza. Avevano bevuto e fumato: avrebbero potuto terminare la serata ben prima, magari schiantandosi in macchina. Resta però una vicenda diversa da qualsiasi altra.
Che cosa la rende diversa?
Tutto il tempo che la vittima aveva trascorso di recente con persone che non le hanno giovato, in una grande città alienante. E l’incoscienza di Soter Mulè, che tra l’altro aveva anche raggiunto una certa fama come responsabile regionale dell’Associazione BDSM Italia.
Un’organizzazione nata nel 2008, che si propone di dare garanzie di qualità e sicurezza alla pratica.
Personalmente non condivido né le intenzioni né i mezzi di questa associazione e, come molti praticanti di sadomaso, ne ho preso le distanze.
Si propongono di decriminalizzare certe preferenze sessuali. Al momento considero anche il solo fatto di parlarne un insulto inaudito nei confronti di chi piange una ragazza scomparsa, peraltro in circostanze di difficile comprensione per il piccolo paese da cui Paola proveniva. Non mi risulta, comunque, che il sadomaso ludico sia un reato. È una pratica, non un’identità sessuale. L’omosessualità, al contrario, si è trovata a contrastare una discriminazione reale, che il sadomaso non conosce. Queste lobby sono prive di senso.
Che ne pensa della richiesta di rendere più visibili e “pubbliche” queste pratiche?
Sono fermamente contraria. Gli appassionati di BDSM praticano con serenità e discrezione in locali particolari oppure a casa. Finito il gioco, non vi è l’obbligo né la necessità di portarsi la frusta in ufficio o dichiarare ad altri quel che si fa. Ci sono troppe persone impreparate, che invece vengono attirate da una diffusione sempre più mercificata, esagerata.
Ci chiarisca una cosa: le pratiche BDSM sono effettivamente pericolose?
Tanto quanto l’alpinismo o un corso di uncinetto. Dipende da come lo si fa. Alcol e droghe possono essere fatali anche solo per chi, sotto il loro effetto, decida di farsi una doccia. Certo, sarei ipocrita se dicessi che non ci sono rischi. È un canale comunicativo preferenziale, profondo, tra due o più individui. Implica maturità, buonsenso, integrità. Non vedo quale particolare godimento se ne possa trarre se si è privi di lucidità.
L’esercizio del potere e il rispetto dei limiti concordati richiedono molta consapevolezza?
Richiedono una consapevolezza assoluta. Nel gioco di ruolo ci sono regole che vanno tassativamente rispettate e lasciano poco spazio al caso. Dalla parola di sicurezza per interrompere l’azione, alla precisazione, punto per punto, dei propri limiti.
Sta dicendo che vige un rapporto di parità anche nel gioco tra il sottomesso e il dominante?
In teoria, il gioco di ruolo non contempla parità: io comando, tu esegui. Ma la pratica è altro, il sottomesso, per esempio, può fermare una mistress inesperta che lo colpisce sulle reni oppure il dominante può costringere il sottomesso a lavare i piatti anche se quello non ne va matto.
I corsi aiutano davvero ad acquisire le tecniche giuste?
La commercializzazione può avere una sua utilità: è più sicuro farsi dominare da una professionista esperta che chieda 200 euro all’ora, piuttosto che dare la metà a una furbetta improvvisata, decisa a guadagnare molto denaro in poco tempo.
Nel caso del bondage però è necessario saper legare.
È fondamentale imparare come si fa, ma non attribuisco alcuna affidabilità a corsi aperti a chiunque e pubblicizzati di continuo. Il denaro snatura la genuinità di qualsiasi pratica sessuale: preferirei che tutto fosse fatto per passione, requisito essenziale per trasmettere agli altri la vera anima del sadomaso ludico e del bondage.
Internet ha moltiplicato la diffusione dei contenuti e dei contatti tra chi segue il BDSM: che cosa è cambiato?
Quando non c’era Internet, la paura di venire giudicati si trasformava in auto-tutela: c’era molta più prudenza. La rete ha dato l’opportunità di confrontarsi, ma ha moltiplicato di molto i numeri, abbassando la qualità umana e intellettuale delle persone coinvolte. Con l’ovvio aumento dei rischi.
È vero che sono interessati anche personaggi famosi?
(Sorride, ndr): qualcuno c’è, ma non sono migliaia e neanche centinaia. E nessuno è così fesso da rivelare con leggerezza la propria identità.
A una ventenne che ha inclinazioni sadomaso che cosa consiglierebbe?
In linea di massima di starne alla larga e di aspettare. Avere una buona sessualità è un requisito necessario ed è al tempo stesso un’ottima difesa. A vent’anni non hai di solito un’esperienza che ti permetta, per esempio, di riconoscere i tanti praticanti sessualmente inesperti, o quelli che nascondono carenze e frustrazioni dietro pratiche o feticci. A quelli più maturi, che hanno invece raggiunto una sessualità equilibrata e sono davvero interessati, consiglio di prendere il sadomasochismo ludico come un’avvincente, complessa e seria esperienza emotiva o sentimentale. Il cui fine sia anche conoscere meglio se stessi.
Volendo cominciare, come si fa?
Con calma. Non è l’unica forma di sesso possibile o godibile, è solo una delle tante varianti. E non è nemmeno merce di scambio o di competizione. C’è molto da leggere, per documentarsi e confrontarsi, solo così si capisce: magari l’idea di prendersi qualche sculacciata può eccitare qualcuno in teoria, ma risultare fastidiosa nella pratica. Quando si è veramente convinti, allora si può cominciare a sperimentare, ma con raziocinio e a piccole dosi. E soprattutto con persone affidabili e conosciute.
Altrimenti è molto meglio rimanere tranquilli sul divano a guardare la televisione.
http://www.manettematte.org/index.php/contenuti/39-news-ed-articoli/9527-il-bondage-e-come-lalpinismo.html