C'era una volta...
In una terra lontana situata tra quella de "I figli di Odino" e la "Terra dei Tritoni", giù al sud c'è una grande foresta millenaria nascosta su "Le montagne del fuoco".
In questa terra di mezzo vivevano i draghi.
Pochi ci erano mai arrivati. I draghi si sa, hanno un brutto carattere e sono creature schive non molto avvezze alla socializzazione. Hanno però una capacità certa oltre a quelle che molti conoscono ed apprezzano o disprezzano a seconda della loro cultura. Possono donare un pezzo del loro cuore a chi è degno o chi merita di essere salvato alle volte anche solo da se stessi o semplicemente alle persone che amano e da cui sono amate.
Così quel giorno, in cui la ragazza incontrò il drago, un pezzo di quel cuore batteva nel suo petto. A qualsiasi distanza fossero rimanevano uniti in un legame inseparabile, indissolubile, semplicemente inalterabile.
Un giorno di questi il drago cominciò a sentire un'inquietudine da prima come semplici sprazzi di uno stato d'ansia nascosto e oscurato da una marea di altri problemi legati ad una non pacifica convivenza tra le terre del nord e quelle del sud. Scaramucce di ogni tipo e morti ammazzati in ogni modo e misura tra cui qualche amico ed una inevitabile situazione in cui la terra dei draghi si trovava senza discussioni nel mezzo anche di questo. Non è piacevole trovarsi in un qualcosa più grande di te, tirato a forza per le scaglie. In tutto questo casino, qualche amico e parente ci aveva pure rimesso le bucce, finendo come parte integrante di armature e decorazioni varie delle due diverse fazioni come segno di forza e di coraggio.
Con il passare del tempo quell'inquietudine si trasformò in malessere. Qualcosa non andava e non capiva cosa. Il drago sentiva silenzio. Un silenzio dentro del tutto innaturale ed una voce lontana farsi strada nelle sue orecchie, appena pronunciata e quasi impercettibile seppur nitida e presente. Giorno dopo giorno la voce si tramutò in una figura eterea che assomigliava a quella ragazza ma non sembrava del tutto lei. Qualcosa non andava. Le sue parole da un tenue sussurro, divennero sempre più distinte ma continuavano ad essere prive di significato. Il drago le si avvicinò e le chiese:
"Ma sei tu. sei proprio tu? Che lingua è? Non è vichingo e non capisco."
Ma ogni volta che lei appariva con le stesse modalità, le stesse parole indistinte ed il drago chiedeva che lingua fosse, lei spariva improvvisamente così decise di indagare in merito.
Una notte senza luna per non essere notato, decise di farsi un volo verso l'abitazione della ragazza. Stranamente non sentì nessun rumore. Sembrava che in quella casa non ci fosse nessuno e solo delle flebili luci di candela, rivelavano la presenza di qualcuno all'interno. Nessun riso, nessun rumore di piatti, di famiglia, di gioia.
Si affacciò ad una finestra e vide solo persone silenziose. Si muovevano per la casa come fantasmi. Teste basse, movimenti automatici e facce che rivelavano una indicibile tristezza.
"Cosa mai sarà successo?" si chiese il drago ma non ci mise molto a capire. La ragazza non c'era! Si guardò intorno e sotto alla vecchia quercia secolare, notò una pietra grande che prima non c'era. Piano, piano si avvicinò trovandoci sopra scolpito il nome della ragazza che aveva volato con lui e capì. In fondo tutto era chiaro, palese, inequivocabile. Nessun fraintendimento possibile. I suoi occhi divennero gonfi di lacrime in un attimo e dalla dalla sua bocca uscì un suono gutturale, disperato, inconsolabile ed orribile.
La disperazione si trasformò in rabbia e la rabbia in furia.
La disperazione si trasformò in rabbia e la rabbia in furia.
Il drago decise che la guerra doveva finire, che questo mondo era troppo piccolo per riempirlo di cattiverie, di odi, di incomprensioni, soprusi ed abusi e si scagliò con tutta la sua forza contro le armate dei due regni. Era così stupido riempire il mondo di uno stupido odio che già è così di suo e di arrivare a giustificarlo con motivi così stupidi e superficiali.
Ogni notte la ragazza tornava a trovarlo. Non riuscivano più a toccarsi né a comprendere le loro parole ma i due cuori pulsavano all'unisono quasi fossero il tramite tra due mondi e dimensioni. Si dice che la pioggia ed il tuono non siano altro che l'eco del ruggito e delle lacrime del drago che piange la sua bella e che al termine di ogni scroscio, ci sia un roseto che sbocci simultaneamente a ricordare al mondo che il vero amore non conosce né limiti di razza, né di bellezza esteriore, né di tempo.
Il drago - は桜木人は竜