È la cravatta, elegante e distratta,
Lo scettro perfetto del signore più abietto.
Elegante, distante, un uomo rampante,
Seduto e perduto su un trono scaduto.
Sei quasi un dottore che non da l'amore,
Ma prende e pretende immonde faccende.
Tu ubbidisci, in silenzio annuisci,
Ti inchini si prone al divino padrone,
Che va ammirato, servito, adorato.
Il nuovo vestito del dio investito,
Si chiama gessato, alla moda indossato.
E l'appartenenza è solo apparenza,
Ma basta la lista, nei munch bene in vista.
E ti metti in posa ma non sei una sposa,
Un sol numeretto già pronto nel letto.
La cena, il guinzaglio, l'abbandon è un abbaglio.
Fiducia ed amore non han più colore.
Il rispetto è silente, il vero è più niente.
Porosi vocaboli di anime deboli, fragili.
Non v'è mai confronto mal sol tornaconto.
Così il parlare è sol denigrare
Chi mina la folla che delirante s'affolla
Intorno a coglioni e mai eccezioni.
Vien male trattato e mai rispettato.
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