T'aspetto, m'aspetti siamo quasi interdetti.
Il fremito addosso, ti voglio, son quasi commosso.
Ti vedo arrivare non riesco a parlare.
Ti stringo, ti voglio, fanculo all'orgoglio.
E t'afferro in un gesto, mai troppo lesto.
Un bacio rapito, sognato, condito.
Del tuo sapore, del petto l'odore.
Un attimo eterno, il tempo è soffermo.
Non posso parlare, solo ammirare,
Chi nel frattempo, potevo solo bramare.
Gli occhi, i tuoi occhi, son timidi tocchi,
Che mi fanno vedere oltre al piacere.
Ti avvinghio e cadi sul ciglio del nudo giaciglio.
L'odore selvaggio, l'intimo abbraccio,
E gemi vibrando, colando, venendo.
E' come sognare, e poi galleggiare,
Nell'anima lieve, e nessuno ci vede.
E' come un segreto, taciuto, temuto
Bagnato, sognato, mai troppo vissuto.
E cerchi la soglia di ogni sua voglia.
Il gioco sottile, la corda, il vinile.
Cos'è quest'aggeggio violetto nel letto?
Non è una sorpresa, ti manca la presa,
E vienimi ancora fremente, già allora.
La tua voce ribelle, con te son le stelle.
Un solo tutt'uno ove uno più uno, fa solo uno.
Invana gabbana, che è questa dama,
Di ogni parola, non v'è proprio gloria.
Se tu credi ancora, ed alla buon'ora,
Che tale siffatto, sia solo un misfatto,
Che chi hai davanti, sian genti aberranti,
Che sia il venire, e non mai "sentire",
Che sia solo un gioco e dopo sia poco,
Che una promessa sia solo malmessa,
Che ogni momento trascorso nel letto,
Sia solo piacere e non rimanere.
Allora fai bene a non darti pene.
Finito il giocatolo, un'altro barattolo.
Magari vicino, così per cammino,
E che non sia penoso, il giusto percorso.
Ti iscrivi alla lista, due foto e sei in pista.
Per ricominciare di nuovo a scopare.
Di corsa nel letto, dell' "uomo perfetto",
O rimanere, a casa a sedere.
E fingere sempre di quel che si perde.
Perché quella gabbia fa rima con rabbia,
E' la tua vita, che sia definita.
Chi uccide l'amore, non ha niente nel cuore.
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