Scritto a mano o in grafica vettoriale, scritto all'occidentale è sempre lo stesso nome: zen. Lo zen non si può spiegare ma si possono spiegare alcuni punti di arrivo della meditazione. In effetti "la parola giapponese Zen deriva dal cinese ch'an e dal sanscrito dhyana, che significa non solo "meditazione" ma anche "tutto, insieme". La traduzione occidentale poco si presta a descrivere il molteplice senso originario del termine, che usa il significato di meditazione più come il centro a cui ruota il vero e più completo significato. Lo stesso è per la pratica Zen: attraverso di essa il Maestro educa i discepoli ad una esperienza completa e profonda della vita, rinunciando alle distorsioni dell'ego ed ai filtri che assorbiamo inconsciamente dall'ambiente in cui viviamo; senza questi, noi possiamo sperimentare la realtà così com'è, fino ad arrivare a liberarci dalla sofferenza."
Il punto di arrivo nella completezza della meditazione è la fusione e la consapevolezza del tutto quanto ci circonda: terra, cielo, animali, persone, stelle, aria poco importa. Anzi, più si riesce a "vedere" e "sentire" l'universo nella sua globalità, tanto più ci sarà consapevolezza ed armonia interiore. /div>
Mushin |
Il fondo è un concetto così facile che risulta alle volte troppo criptico da capire ma quando si parla di meditazione, non si dovrebbe pensare all'idea di doverci concentrare su qualcosa di preciso, bensì all'idea di non dover pensare a niente, di vuotare la mente da ogni cosa e che così sia in grado di poter accogliere questa immensità, Il concetto di vuoto inteso come assenza di se è da sempre importantissimo nella meditazione e nella filosofia zen. Il kara (空), non è solo il vuoto o l'assenza di qualcosa ma lo stato ottimale per cui quel "vuoto" si possa riempire con qualcosa. Dovessimo paragonare i processi mentali ad un gesto quotidiano dovremmo per forza paragonarlo al modo di costruire un vaso. Prendiamo un blocco di creta, lo plasmiamo creando un vuoto all'interno di pareti in grado di contenerlo ed una volta cotto, potremmo usarlo per i fiori, per l'acqua, per le vivande, per bellezza. In tre parole: per il tutto.
La mente è un vaso, e lo stato è il "mushin", letteralmente "senza mente", senza pensieri, senza fissarsi su qualcosa ma anche uno stato in cui l'assenza di mente non significa l'assenza di vita o di cognizione. Questa è la chiave spesso per vincere un combattimento. I Samurai, del mushin ne facevano un obbiettivo primario e la "sensazione è di essere «uno» con tutte le cose che ti circondano, è totale non c’è separazione."
Mushin è pertanto lo stato perfetto di abbandono in cui anche l'ultima cognizione viene affidata al top che di questa condizione si "nutre". Questo è il mio modo.
Complicato? No, ed è inutile andare a disquisire o descrivere cosa cacchio mi piace o quel che ti farò o come ti sentirai e che sensazioni avrai. E' fumoso, è sbagliato perché le sensazioni sono personali. A grandi linee si, ci sono cose che mi piacciono di più altre meno, altre che magari non farei a te ma che farei ad un'altra e se non fosse così che gusto ci sarebbe in una relazione? Nessuno. Sarebbe sempre lo stesso e sai che noia? ;)
Nessun commento:
Posta un commento
Non offendete, usate un nick riconoscibile o sarete bannati. :)